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Death in June @ The Theatre Club (Rozzano) [13/12/2012]

Gelida e nevosa serata milanese a far da cornice a questo evento. Il Theatre club è un piccolo locale situato a Rozzano,alle porte della grande metropoli. Location non troppo ampia ma accogliente. Giusta, a mio parere, per concerti che richiedono un clima piuttosto intimo come quello difatti proposto. Ad aprire la serata i milanesi Stardom, band dalle sonorità new wave – post punk; a seguire gli emiliani Albireon con un’unione di musica acustica, elementi dark e sonorità neofolk. Terza band della serata i danesi Die Weisse Rose. Eclettici, molto drammatici, pesanti…forse un po’ difficili da metabolizzare, come nel mio caso, al primo ascolto. Tuttavia interessanti. Quasi in linea con l’orario prestabilito giunge il momento tanto atteso…
Il palco viene preparato. Tutt’intorno domina la simbologia tipica della band che già di per sé è in grado di creare una notevole e suggestiva atmosfera. Poco dopo entra in scena Douglas Pierce, accompagnato dal fedele compagno John Murphy alle percussioni. Vestito con tuta mimetica e volto coperto dall’emblematica e caratteristica maschera. Un classico dei loro concerti forse, ma tratto distintivo e indiscibile. Primi pezzi totalmente vocali, accompagnati da campanelli, campane tubolari, maracas e tamburi. Ad aprire le imperanti percussioni di “We drive east” seguite da “Till the Living Flesh is Burned” e “Death of a Man”. Toni pesanti, plumbei. La voce riecheggia, ossessiva, quasi come un’oscuro, ipnotico, mantra. A mio avviso la giusta premessa per introdurre e accompagnare l’ascoltatore verso un livello superiore, più profondo e solerte.
Al termine di questo suggestivo intro Doug cala la maschera. Indossa poi occhiali neri ed impugna la sua chitarra acustica: il concerto ha ufficialmente inizio. I brani suonano piuttosto differenti dai pezzi originali composti in studio. Concerto completamente acustico. Riarrangiamenti a mio parere un po’ altalenanti… talvolta carichi ed energici, talvolta più blandi. Tuttavia restano vivide le peculiari tinte malinconiche che permeano i loro brani. Sonorità che senza alcun dubbio colpiscono. Difficile rimanere emotivamente impassibili. Il pubblico difatti c’è, si percepisce chiara e netta la sua presenza; lo stesso Pierce spesso interagisce coinvolgendo ed affidando ai presenti la scelta dei brani. Un’ora e mezza circa di concerto certamente non irrilevante.


Ecco la scaletta :


- We Drive East
- Till the Living Flesh is Burned
- Death of a Man
- Bring in the Night
- Ku Ku Ku
- Smashed to Bits
- Rocking Horse Night
- Takeyya
- Cathedral Of Tears
- Peaceful Snow
- Life Under Siege
- Hail! The White Grain
- Wolf Rose
- The Maverick Chamber
- Good Mourning Sun
- Fall Apart
- Fields of Rape
- Come Before Christ and Murder Love
- Torture by Roses
- All Pigs Must Die
- To Drown a Rose
- The Honour of Silence
- Kameradschaft
- Leopard Flowers
- But What Ends When the Symbols Shatter?
- She Said Destroy
- Little Black Angel
- Runes and Men
- Rose Clouds of Holocaust
- Heaven Street
- C’est un Rêve


Ricca la scelta dei brani e piuttosto equilibrata tra quelli risalenti ai loro esordi e altri più recenti. Anche se a mio avviso ci troviamo di fronte a DiJ molto lontani dal loro, ormai remoto, primo periodo. Un’evoluzione nel tempo? Una crescita? O il tempo è passato anche per loro? Ad ognuno le proprie valutazioni.



di Anna Stievano

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